di Caterina Mezzapelle
Le Filatrici, non si tratta soltanto del meraviglioso dipinto realizzato nel 1657 dal pittore Diego Velázquez ma di un’arte antichissima che si intreccia e si perde nella storia e nel tempo insieme all’arte della tessitura .
Le donne trasformavano i batuffoli di lana, cotone, canapa o lino in un filo da lavorare con i ferri o tessere successivamente, ricavando così tessuti per vestiti e biancheria per la casa.
Per eseguire questo lavoro era necessaria un’ottima preparazione tramandata da generazione in generazione, ed occupava gran parte della giornata.
Fonti storiche e letterarie ne danno conferma a partire dalla Bibbia fino ad arrivare ai nostri giorni.
Ecco alcune citazioni dalla Bibbia:
“Inoltre tutte le donne esperte filarono con le mani e portarono filati di porpora viola e rossa, di scarlatto e di bisso”.
“Tutte le donne che erano di cuore generoso, secondo la loro abilità, filarono il pelo di capra”.
(Es. 35: 25 – 26)
“In quel tempo mia moglie Anna lavorava nelle sue stanze a pagamento, tessendo la lana che rimandava poi ai padroni e ricevendone la paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando essa tagliò il pezzo che aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un capretto per il desinare“.
“Tesserai la tunica di bisso. Farai un turbante di bisso e una cintura, lavoro di ricamo”.
(Es. 28: 39)
La Mitologia Greca: In Grecia Atena inventò arti e tecniche sconosciute prima di lei in particolare tutta l’arte della lana, della filatura con il fuso e della tessitura.
In Letteratura: Aracne , una figura mitologica narrata da Ovidio nelle “Metamorfosi” che pare sia d’origine greca, era abilissima nel tessere.
Nella Poesia: Johann Wolfgang Goethe scrittore, poeta e drammaturgo tedesco scrisse:
La filatrice
Lui non rimase tranquillo,
non mi volle lasciare com’ero;
e in due si ruppe il filo
che avevo serbato da tempo.
E tanto filo ci fu
ancora, in grandi masse;
ma non avevo più
motivo per vantarmene.
Quando lo portai dal tessitore,
sentii qualcosa agitarsi,
e batteva il mio povero cuore
con battiti più rapidi.
Sotto un sole che è un tormento,
ora porto a imbiancare il lino,
e a fatica mi piego
sullo stagno più vicino.
Il filo che nella stanzetta
ho filato in silenzio, così sottile…
La sua sorte sarà mai diversa?
Verrà alla luce del sole alla fine.
Fonte: Gazzetta Arte
Fiabe: I fratelli Grimm ci presentano Le tre filatrici
Filastrocche: Dopo un percorso piuttosto veloce mitologico e letterario è arrivato il momento di entare nella storia, nel vissuto delle donne immergendoci tra le loro mura domestiche e in special modo nella tradizione dell’arte del filare e lo facciamo attraverso questa bellissima filastrocca poplare in dialetto calabrese sulla filatrice scansafatiche:
Luni, luniai Marti e mercuri nun filai Lu juovi perditti lu fusu Lu vennari lu truvai Lu Sabatu mi pettinai la testa ca a duminica era festa. |
Traduzione:
Lunedi lo passai
Martedi e mercoledi non ho filato
Giovedi ho perso il fuso
Venerdì lo ritrovai
Il sabato mi pettinai la testa poichè la domenica è di festa
Fonte: www.calabriaonline.it
Lu fusu di la vecchia: Secondo le credenze popolari, gli antichi abitanti della Sicilia erano dei giganti, dato che costruivano edifici colossali. A Selinunte, tra le grandiose ed impressionanti rovine, si erge solitaria una colonna alta oltre 16 metri, con un diametro di quasi 3 metri e mezzo alla base, che i contadini e i marinai del luogo chiamano con la curiosa denominazione di “lu fusu di la vecchia”, perchè secondo loro, doveva servire alle antiche filatrici di Selinunte, come fuso per filare la lana.
Fonte: Insicilia
Questo velocissimo tour virtuale tra arte, letteratura e tradizione ci ha fatto comprendere quando importante fosse per la donna svolgere tra le proprie mura domestiche questo mestiere.
Impiegando tanta pazienza e passione le giovani fanciulle dopo aver praticato l’arte del filare imparavano a tessere e a preparare dei tessuti che in seguito avrebbero utilizzato per realizzare il loro corredo e personalizzarlo attravero il ricamo.
Fonte: www.arte-ricamo.eu
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